Le passioni di una città trovano generalmente eco sulla stampa che le registra, le amplifica e le fa diventare notizia attraverso un processo di identificazione/dissociazione.
Credo si possa affermare senza paura di essere smentiti che la nostra stampa locale sia molto propensa a portare la voce (rassicurante) della Società.
Fare giornalismo nello sport, si sa, non è come fare il commentatore della politica estera o il cronista della nera. I giornalisti sportivi sono tifosi, sanguigni, partigiani e innamorati e gelosi. Soprattutto in uno sport come la pallacanestro, dove i numeri sono tanti ed hanno di per sè grandissima eloquenza, fare i semplici cronisti non serve proprio a nulla.
Invece leggiamo buone cronache prive di trasporto emotivo però, leggiamo interviste a Causin/Bizzozi/Bougaieff/George in cui vengono dette sempre le stesse cose, intuiamo sempre l'intento di dare ragione alla Società (che è quella che detiene i meriti per il fatto che siamo dove siamo, nessuno lo nega).
Non ho ricordo di una carta stampata che abbia ripreso dalle colonne della Nuova o del Gazzettino il grande malumore nei confronti di Dalmasson. Su Bonora e su George i nostri commentatori sportivi dovrebbero dare un giudizio da tifosi innamorati oltre che da tecnici del catasto. Senza offedere o ledere la dignità dei professionisti che scendono sul parquet si dovrebbero comunque esporre. Ci dovrebbero dire che Bonora a noi non serve a nulla, che di George non sentiremo la mancanza, che la formula degli abbonamenti è stata una cappella, che di adottare un tifoso non ce ne frega niente, che quel cacchio di 5° fallo di Alberti a Brindisi non c'era (o c'era?).
Mi pare invece che stiano riflettendo in tutto e per tutto lo stile societario, quello che dice bravi i giocatori che si impegnano, grazie al pubblico che ci sostiene, l'importante è vincere tra le mura amiche, stiamo lavorando per la REYER del futuro...
Insomma, il giornalista sportivo deve anche incazzarsi ogni tanto e trasmettere dalla pagina dello sport gioia quando si vince, stima quando si perde bene, ma anche DELUSIONE quando si rischia di buttare via un campionato giacché, a fine campionato dire : "Ahi ahi ahi se fosse andata bene quella partita a Brindisi o il canestro sulla sirena di Carrizo (neanche a farlo apposta) con Varese...", xe boni tutti.
Federico